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Ravenhill’s Suites

da “Spara, Trova il tesoro e Ripeti”
di Mark Ravenhill

00

mese 2019

H 20.30

00

mese 2019

H 16.30 / 21.00

debutto

9/16

GIU 2019

repliche

15 e 21

lug 2019

6 e 12

set 2019

Autore

Mark Ravenhill

Regia

Stefano Furlan

luci

Gianluca Cappelletti

costumi

Anna Coluccia

cast

dietro le quinte

da “Spara, Trova il tesoro e Ripeti” di Mark Ravenhill
Costumi Anna Coluccia
Progetto luci Gianluca Cappelletti
Regia Stefano Furlan

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Tel: +39 3332854651

CON 

Con la partecipazione straordinaria di:

 

sinossi

Ravenhill’s Suites

15 brevi pièces, estratte dall’opera di Mark Ravenhill “Spara, trova il tesoro e ripeti”, ispirate ad altrettante opere teatrali, poemi, libri e film (Le Troiane, La guerra dei mondi, Paradiso perduto, Armageddon, Odissea ecc.). Nell’opera, il riferimento alla guerra neocoloniale intrapresa dall’Occidente in Medio Oriente è preciso e dichiarato. E il titolo è un’allusione fin troppo esplicita all’idea che questa Guerra Moderna ha assunto le sembianze e l’irrealtà di un video game amplificato dalla copertura che i media mondiali hanno garantito all’evento. Ogni pièce è un piccolo e compiuto congegno teatrale che assale lo spettatore con una tensione e una carica emotiva che è la stessa che hanno vissuto i fruitori dei servizi giornalistici e televisivi che negli anni ci hanno informato delle terribili conseguenze della guerra in Iraq – meccanismo televisivo che poi spinge gli spettatori a voler ripetere subito l’esperienza e vederne un altro. Un linguaggio diretto e semplice quello di Ravenhill, che denuncia in modo chiaro e partigiano il suo punto di vista su uno 

degli eventi planetari più importanti della nostra epoca. Ravenhill adotta un meccanismo linguistico che alterna un humour dirompente e malizioso a momenti di tensione allucinata con colpi bassi allo stomaco dello spettatore per la crudeltà di alcune situazioni ad alto contenuto emotivo. Nel suo intero sviluppo, l’opera non dà tregua: si serve del meccanismo della ripetizione e del ritorno delle immagini come elementi drammaturgici fondanti – ogni singola pièce è autonoma, ma l’insieme restituisce un quadro unitario preciso e allucinato, un arazzo di ossessioni e ripetizioni (le nostre) aspramente concatenate l’una all’altra. In questa lunga epopea scritta per la “ipod generation”, sviluppata sui meccanismi dei videogiochi, non c’è predica, semmai un atteggiamento di comprensione e vicinanza per coloro che sono stati costretti a vivere in un’epoca contrassegnata da paura, angoscia e distruzione.

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