Il volo della farfalla
Finalista Premio Argot Off
da John di Wajdi Mouawad
00
mese 2019
H 20.30
00
mese 2019
H 16.30 / 21.00
debutto
9/16
GIU 2019
repliche
15 e 21
lug 2019
6 e 12
set 2019
Autore
Wajdi Mouawad
Regia
Stefano Furlan
luci
Gianluca Cappelletti
costumi
Gabriella Morgagni
oggetti di scena
Gabriella Morgagni
premi
Finalista Premio Argot Off
Autore
Wajdi Mouawad
Regia
Stefano Furlan
luci
Gianluca Cappelletti
costumi
Gabriella Morgagni
oggetti di scena
Gabriella Morgagni
premi
Finalista Premio Argot Off
cast
dietro le quinte
Progetto luci Gianluca Cappelletti
Oggetti di scena Gabriella Morgagni
Costumi Gabriella Morgagni
Regia Stefano Furlan
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CON
Con la partecipazione straordinaria di:
sinossi
il volo della farfalla
IL VOLO DELLA FARFALLA è tratto da un breve testo teatrale di Wajdi Mouawad in cui un giovanissimo suicida di nome John, prima di suicidarsi, decide di lasciare ai propri familiari una testimonianza video in cui tenta di spiegare le ragioni del suo gesto. Il monologo si intreccia con il lamento di dolore della sorella, Jeanne, che si vede rubare con lui l’infanzia e la fede nel domani. Lo spettacolo è il risultato di un percorso di ricerca partito dalla necessità di rompere la struttura monologante del testo e trovare invece delle zone in cui i personaggi potessero “dialogare” non solo attraverso le parole ma anche attraverso l’utilizzo di oggetti, movimenti o gesti. Il risultato è un montaggio assolutamente originale rispetto al testo pubblicato che insegue l’idea del rimorso per entrambi i protagonisti: per John il rimorso di causare un dolore a chi ama profondamente, per Jeanne quello di non essere stata in grado di capire quello che stava succedendo. I due personaggi sono quindi rinchiusi nelle rispettive ossessioni dolorose. Costretti all’interno di uno spazio
scenico dove il presente e il passato si alternano e rincorrono nei ricordi e nelle confessioni di paure ed incubi legati al mondo dell’infanzia. Lo spazio, totalmente nero su tre lati e chiuso sul fronte da un muro di tulle anch’esso nero, diventa quindi uno spazio sospeso nel tempo, quasi un luogo della memoria dolorosa, colorato solo da pochi oggetti scenici: un vestito da sposa, un mazzo di fiori, un teatrino dei burattini, un cane giocattolo, una corda, una scala. Dove comincia la storia? Interrogativi che tagliano la coscienza e affogano il respiro dei personaggi in un crescendo di domande alle quali non è più possibile dare una risposta. Entrambi in bilico sull’ultimo gradino di una scala con lo sguardo aperto su “cadaveri che fioriscono per il troppo dolore”. L’ultimo grido spegne il ricordo e con lui le parole forsennate di un condannato a morte. La consapevolezza è vicina…
Tutto passa, anche il dolore.
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